Una seconda parte di stagione, per certi versi, più deludente e disastrosa della prima. Se ad inizio Mondiale, la Ferrari mostrava netti cenni di inferiorità dal punto di vista prestazionale, la pausa estiva aveva portato in dote alla squadra di Maranello vittorie e miglioramenti. Arrivata ad essere competitiva alla pari della Mercedes, la Rossa ha fallito dal Giappone in poi, ogni singola possibilità di vittoria, lasciando dietro di sè un alone di amarezza mista a delusione. Il culmine si è toccato ieri con il disastro in pista. Daniele Sparisci, del Corriere della Sera, ha provato a tracciare la linea di una difficoltosa convivenza e della sua gestione.
"Un danno all’immagine, una figuraccia Mondiale. Mattia Binotto ha preteso le scuse dei piloti alla squadra e non ha usato giri di parole nel condannare l’harakiri al 66° giro del Gp del Brasile. La Ferrari ha un bel problema da risolvere nella gestione dei due galli, non è l’unico visto che la Red Bull con il motore Honda è tornata a vincere pareggiando i successi in campionato: adesso siamo 3-3 con Max Verstappen che ha scavalcato Charles Leclerc nel terzo posto della classifica piloti grazie all’autoscontro. Nei prossimi giorni a Maranello l’episodio sarà vivisezionato guardando video e dati a disposizione, si capiranno meglio le responsabilità. Ognuno esporrà la sua versione dei fatti. Per i commissari sportivi (nel collegio c’era anche Emanuele Pirro) è stato un normale incidente di gara. Ma nel processo pubblico il concorso di colpa appare sbilanciato dalla parte di Sebastian Vettel che ha reagito con un attacco brusco al sorpasso del compagno senza pensare alle conseguenze. Già prima del crash la sua gara era stata fallimentare: sfilato in partenza da Hamilton e passato alla ripartenza della safety car da Albon. Sebastian Vettel e Charles Leclerc hanno entrambi il contratto per il prossimo anno, lo scontro in Brasile è l’apice di una rivalità nata sin da primi momenti di convivenza. Tutti i numeri sono a favore del monegasco: 2-1 nelle vittorie, 7-2 nelle pole, + 19 in classifica. Ma Binotto ha detto che la classifica di quest’anno non stabilirà le gerarchie del successivo. Ci sono stati episodi sfortunati forse più a sfavore del tedesco (il guasto a Sochi e la rottura della sospensione ad Austin) che nel momento di maggiore difficoltà (a Singapore) è riuscito a ritrovare l’ossigeno per risalire a galla. Fino a ieri le scaramucce interne non avevano tolto punti alla squadra, se non briciole, a Interlagos sono stati lasciati liberi di lottare (il 2° posto nel Mondiale costruttori è stato già archiviato) e si sono dimostrati inaffidabili. Vettel soprattutto patisce la concorrenza del ventiduenne, identificato dal team come l’uomo del futuro. Il 2020 è dietro l’angolo e di alternative non ce ne sono molte: puntare alla separazione traumatica congedando Vettel anzitempo comporterebbe il pagamento di una penale salata nei suoi confronti. E poi per prendere chi? Ricciardo? Di certo non verrebbe mai in Ferrari a fare la seconda guida, e poi si è già rivelato un avversario tostissimo per Verstappen al punto che in Red Bull hanno deciso di sacrificarlo per far crescere l’olandese. Resta Hulkenberg, arriverebbe a piedi a Maranello non avendo un sedile, ma non è un nome che entusiasma. Richiamare Kimi Raikkonen per un terzo ritorno? Suggestivo, ma improbabile. La strada più percorribile è ancora quella della convivenza coatta fra Charles e Seb, fissando tolleranza zero dopo il pasticcio in Brasile. Regole d’ingaggio chiare, gerarchie e limiti precisi. Tutto facile a parole, poi in pista si chiude la vena e succedono cose del genere. Non sempre si traducono in rotture senza ritorno, a Nico Rosberg per esempio fu rinnovato il contratto nonostante le ruotate con Lewis Hamilton. Poi decise lui di ritirarsi e alla Mercedes hanno scelto il tenero Bottas per evitare di farsi del male da soli. Ecco, la Ferrari è autolesionista prima ancora di lottare per il vertice. E fa ancora più male delle due macchine accartocciate".
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