Tra i tanti ricordi legati a quel tragico weekend del 1994, uno in particolare resta scolpito nella memoria di Giancarlo Minardi. L’ex team principal italiano ha raccontato a La Gazzetta dello Sport uno dei momenti più duri della sua carriera: comunicare ai suoi piloti la morte di Ayrton Senna.

“La parte più difficile fu dire la verità a Martini e Alboreto. Erano molto legati ad Ayrton, erano amici, e durante la corsa ci chiedevano aggiornamenti via radio sulle sue condizioni. In quel momento non potevamo essere sinceri, li avremmo destabilizzati completamente”, ha spiegato Minardi in righe cariche di emozioni.

 

Il Gran Premio di Imola proseguì dopo l’interruzione causata dall’incidente di Senna, ma l’ambiente era surreale. Nel box Minardi, come in tanti altri, si cercava di gestire l’emergenza nel modo più umano possibile. Ma la consapevolezza che qualcosa di gravissimo fosse accaduto cominciava a farsi largo già nei minuti successivi allo schianto.

“Durante il GP non avevamo altra scelta che mentire. Dovevamo proteggerli. Poi, a fine gara, è stato terribile dover raccontare la verità. Nessuno era pronto a riceverla, e ancora oggi porto dentro quella scena”, ha confidato Minardi.

Le parole dell’ex team principal illuminano un lato spesso dimenticato della Formula 1: quello umano. Dietro i caschi, gli ingegneri, le strategie e le telemetrie, ci sono legami profondi, amicizie, vite intrecciate. E la morte di Senna, oltre a scuotere il mondo intero, colpì con violenza proprio chi lo aveva conosciuto e amato anche fuori dalla pista.

Sezione: News / Data: Mer 16 luglio 2025 alle 11:02
Autore: Mirko Borghesi
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