Il Gran Premio dei Paesi Bassi ha rischiato di chiudere anzitempo il sogno iridato di Lando Norris. L’eliminazione per un guasto tecnico, mentre Oscar Piastri centrava l’ennesimo successo, ha portato il distacco a 34 punti, un’enormità considerando che entrambi guidavano la stessa McLaren. Altro che liberazione mentale: “Onestamente direi di no, non mi ha permesso di rilassarmi”, ha spiegato Norris ripensando a quel momento. Anzi, vedere un compagno “estremamente veloce” allungare in classifica non ha fatto che aumentare la pressione: “Quando guardi quei numeri, non è qualcosa che ti riempie di fiducia”. Nessuna sensazione di non avere nulla da perdere, ma la consapevolezza di dover alzare il livello.
Più lavoro, meno alibi: la reazione fuori dalla pista
Dopo Zandvoort, Norris non ha cambiato obiettivo, ma metodo. “Ho dovuto intensificare il mio impegno fuori pista”, ha raccontato, spiegando di aver ampliato il team di persone con cui confrontarsi e di aver rivisto il proprio approccio, dal simulatore allo stile di guida. Un percorso fatto di analisi profonde e scelte mirate, senza scorciatoie: “Non era questione di essere più rilassato, ma di migliorare ed essere più me stesso”. Anche il supporto di esperti esterni ha avuto un ruolo chiave, aiutandolo a liberare margini di potenziale che fino a quel momento erano rimasti inespressi.
Dalle difficoltà iniziali alla consapevolezza del campione
Il vero punto di svolta, però, affonda le radici ancora prima. Le gare iniziali, tra la seconda e la sesta del campionato, avevano già acceso un campanello d’allarme. “Ho pensato: ok, il mio percorso precedente non funziona”, ha ammesso Norris, spiegando come quei risultati deludenti lo abbiano costretto a guardarsi dentro. Non mancava la velocità, ma la capacità di mettere tutto insieme nei momenti chiave. “Non basta riprovarci il weekend dopo”, ha capito. Da lì è nato un cambiamento mentale che ha trasformato le difficoltà in forza: “Direi che quelle sfide iniziali sono diventate punti di forza”. Una crescita che, soprattutto in qualifica, lo ha reso più sicuro e naturale, fino a completare una rimonta che pochi, dopo Zandvoort, avrebbero immaginato.
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