Le indiscrezioni sulle possibili vie d’uscita dal contratto di Max Verstappen tornano a circolare, ma ai vertici di Red Bull Racing non sembrano creare particolare agitazione. L’amministratore delegato del gruppo, Oliver Mintzlaff, è stato diretto: "È importante dire che non sono preoccupato per alcuna clausola legata alle prestazioni nel suo contratto". Per il manager tedesco, il vero fattore decisivo non è ciò che è scritto sulla carta, bensì la percezione del pilota di essere sostenuto da una squadra che lavora senza risparmio per lui. Un concetto che, secondo Mintzlaff, Verstappen avrebbe chiaramente colto osservando l’evoluzione dei risultati e del clima interno nel corso della stagione.
Ambizione condivisa e fedeltà
Le voci di contatti con Mercedes avevano riacceso i dubbi su una possibile svolta nel 2026, ma l’olandese ha recentemente ribadito la propria continuità con il team. Mintzlaff insiste su un punto chiave: "La cosa più importante per un atleta è vedere tutti in squadra dare il massimo per lui". E aggiunge: "Certo, Max vuole sempre vincere e avere la migliore macchina possibile, ma lo vogliamo anche noi". Finché questa visione resterà comune, la dirigenza Red Bull è convinta che la lealtà non verrà meno, anche di fronte a un paddock sempre pronto a corteggiare il quattro volte campione del mondo.
Il 2026 come spartiacque
Lo scenario cambia guardando più avanti. Le nuove regole tecniche rappresentano una scommessa enorme e Verstappen non ha mai nascosto i suoi dubbi: «Il mio contratto scade nel 2028, ma il mio futuro dipenderà dalle nuove regole del 2026 e se saranno valide e divertenti». Parole che aprono anche a ipotesi drastiche, come un addio anticipato alla Formula 1: "Se non è divertente, non credo che resterò a lungo… Potrei tranquillamente voltare le spalle allo sport domani". Red Bull, forte degli investimenti sul motore e del rapporto costruito negli anni, resta fiduciosa. Ma la vera risposta, ancora una volta, arriverà dalla pista.
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