Rosso fuoco di un motore italiano unito al flamenco de Fuego di un pilota spagnolo. Un binomio particolare, sensato, azzardato tutto da scoprire nei prossimi due anni. Carlos Sainz ha vissuto la sua carriera sempre su due direttrici: figlio di un campione del mondo di rally, che oscurava e pesava sulla sua volontà di emanciparsi e capitare sempre alla scuderia giusta al momento sbagliato. L’ultima chance, spesso, si rivela quella della rinascita o, come in questo caso della nascita. Il biennio di Carlos Sainz in McLaren è una della storie principali della Formula 1 recente, soprattutto per il suo epilogo.
Rosso fuoco con sangre caliente.
La coppia più giovane della storia della Ferrari, quella formata da Charles Leclerc e Carlos Sainz. La dirigenza rossa vede nel principe monegasco un futuro da Kaiser e nello spagnolo un nuovo Barrichello. Un secondo pilota con i fiocchi, capace di dare man forte al fenomeno di casa e portare punti e vittorie necessarie per vincere un mondiale. Un pilota che assomiglia più a Leclerc nello stile di guida, rispetto a Sebastian Vettel, un pilota che sa quali sono le gerarchie e sa il modo in cui scalarle.
C’è stato un problema nell’inizio carriera di Sainz: Max Verstappen. Una stagione e quattro gare insieme. Poi l’olandese è andato in Red Bull a vincere all’esordio a Barcellona e lo spagnolo è stato il primo pilota bocciato dalla filiera austriaca. I buoni uffici della famiglia Todt e la reputazione del padre gli hanno garantito un posto in Renault, dove ha sofferto tra Nico Hulkenberg e lo scontro tutto spagnolo con il favorito della Regina Fernando Alonso. Un altro esubero dell’azienda che mette le ali, Daniel Ricciardo, gli ha sottratto il posto anche nella scuderia d’oltre alpe e per rimanere in Formula 1, Sainz ha dovuto accettare il progetto di una McLaren alla frutta.
La storia degli ultimi due anni la sapete tutti. Carlos Sainz è sbocciato in tutti i sensi richiesti da un pilota: costanza micidiale in pista, uomo immagine e simpatia della squadra, attento sviluppatore, rapace negli uno vs uno, miglioramenti sul giro secco, capacità di impostare la gara in più modi. Il circolo vizioso innestato dalla McLaren, in cui anche lui ha contribuito, ha portato grandi risultati per la scuderia di Woking ma soprattutto la chiamata dalla Ferrari. Un sogno per tutti coloro che abbassano la visiera.
La scelta era la più logica. Il matrimonio con Vettel era già finito, inutile arrivare al settimo anno se la crisi è arrivata prima. Hamilton vorrebbe, tu lo vorresti, ma Hamilton non vuole e tu non vuoi. Tornare su Alonso sarebbe stato più un boccone succulento da lanciare alla tifoseria che altro. Prendere Ricciardo, che gode di infinita stima da tutto il mondo della F1 per la sua simpatia, dopo il 2019 non sembrava una grande pensata e qualsiasi altro pilota non sembrava avere il pedigree giusto. Poi ti arriva lo spagnolo: costante, mai fuori le righe, freddo nel prendere tutto quello che c’è da prendere, che fa pochi errori, che quando la squadra li fa non critica mai e, soprattutto, appena consacrato e, quindi, magari, con altri margini di miglioramento.
Una lineup giovane su macchina potente. Questo potrebbe bastare per il 2021, come annata di ambientamento. Poi, però, nel 2022 sia tifosi che piloti vogliono quel progetto: Kaiser+Rubens II nato sull’Asse Montecarlo-Madrid. Proprio qui sta la speranza dei tifosi, ma anche di Sainz che, forse, è l’unica che sa come andrà la storia. Non perchè ha già visto i piani per il 2022 della Rossa (o forse si, noi questo non lo sappiamo), ma perchè forse ha aspettato la Rossa per un motivo.
E se Sainz non volesse essere Barrichello? Se non gli basta essere il fido secondo, simpatico e amato da tutti, ma che non entra nel cuore nella stessa maniera di quell’altro? Se vuole essere Rosberg? O Raikkonen? O Massa? Quel pilota che non ti aspetti ma che te lo vince quel mondiale, anche solo per venti secondi. Quel pilota su cui avevi dormito un po’, ma quella volta a Monza avevi notato quanto aveva guidato al limite pur di vincerla. Quel pilota che non aspettava altro che il passaggio in Ferrari per guidare al limite.
Rosso fuoco con sangre caliente. Speriamo pure vincente.
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Autore: Paolo Mutarelli / Twitter: @j_pablo99
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