Un pilota non banale. Mick Schumacher sorprende tutti quei critici che lo aspettavano al varco per chiamarlo “raccomandato”. È più grande rispetto alla sua concorrenza, ma la solidità con cui sta guidando la Prema Racing in Formula 2 è impressionante e lo sta facendo prevalere sia nella corsa mondiale (è primo con 22 punti di vantaggio sul secondo) sia nella corsa interna tra i talenti della Ferrari Driver Academy (Shwartzman, quarto, Ilott, secondo in F2, più indietro ci sono Alesi e Armstrong) per salire di categoria. Non chiamatelo figlio di papà. Mick è un pilota con tutti i crismi, capace di reggere tutta quella pressione che quel cognome comporta. Quel talento capace di portarlo ad assaggiare la Formula 1 in Germania, quando guiderà l’Alfa Romeo in F1, e che lo porterà probabilmente alla guida dell’Haas.

Dominante in Formula 2

Nove podi in venti gare, di cui sette nell’ultime nove, due vittorie come i primi sei della classe, ma è la solidità con cui va a ripetizione a podio che l’ha portato in vetta alla classifica, a quattro gare dal termine (doppio appuntamento in Bahrain tra fine novembre e inizio dicembre). I ventidue punti di vantaggio su Callum Ilott, altro pilota FDA, potevano anche essere di più se in Gara 2 della Stiria l’estintore si è messo di traverso e all’esordio, sempre in Austria, un’incidente l’ha rallentato. Mick è uno che risolve i problemi. Lo scorso anno ha capito cosa significava correre con la pressione e ha sofferto, quest’anno è andato dritto come un treno. Mostruoso in partenza, settimana scorsa in Gara 2 in due curve si è ritrovato ottavo, in gara diventa un pilota molto accorto che raramente sbaglia la scelta: è aggressivo quando deve, allunga quando è in solitaria, attento quando deve gestire. I sette podi conquistati sono merito proprio di quest’ultima cosa: in un campionato in cui le distanze sono ridotte in gara (perchè guidano con lo stesso telaio Dallara) capitalizzare le posizioni a punti è fondamentale. Questo sembra essere il grande scarto rispetto agli altri due contendenti della Ferrari, Ilott e Shwartzman. Entrambi sembrano essere più talentuosi con una capacità di sorpasso migliore, più creativa, ma sembrano ancora acerbi nella tenuta mentale di una lotta mondiale. L’inglese ha sempre dilapidato la pole position ottenuta (una vittoria su quattro pole) ed è caduto spesso in contatti o strategie fantasiose. Il russo, invece, è il talento più puro del gruppo, ma, dopo una partenza sprint, sembra essersi afflosciato su sé stesso (non va a punti da quattro gare e sul podio da sei). Questi aspetti, che sono margini di miglioramento più che veri limiti, sono stati attaccati senza pietà dall’aggressività razionale di Mick Schumacher che, in questo aspetto, ricorda il prossimo pilota Ferrari Carlos Sainz. Da migliorare assolutamente è il giro secco per Schumi Jr (nessuna pole in due anni in F2, in F3 l’ha concentrate nelle ultime tre weekend di stagione).

Futuro in Formula 1

É un talento diesel, quello di Mick. Un anno di ambientamento e poi il titolo. Così è andata in Formula 3, nel biennio 17-18, cosi sembra andare in Formula 2, biennio 19-20. Andrà così in Formula 1? Non lo sappiamo perchè, al momento, sappiamo solo che Antonio Giovinazzi gli farà spazio venerdì mattina in Germania, al Nurburgring, dominato l’ultimo anno in Formula 3. La pista più plausibile in Formula 1 non sembra essere il marchio italiano, bensì l’Haas che non vuole farsi scappare l’occasione lasciata con Charles Leclerc tre anni fa. La scuderia americana è in odore di rebuilding totale e iniziare il mondiale 2021 con la faccia del principino, figlio del Kaiser e i soldi portati dal Messico (Perez) o dalla Russia (Mazepin) potrebbe dare una mano in questo senso. Negli ultimi anni c’è un profondo ricambio generazionale tra i piloti della F1, dovuto ai frutti delle varie filiere che i Top Team hanno avviato: quella Red Bull è storica e ha prodotto la metà dei piloti in pista adesso, ma anche la Mercedes ha portato George Russell e ha messo le mani su Lando Norris, la Ferrari ha Charles Leclerc e questa pletora in F2, la Renault ha il cinese Zhou e il danese Christian Lundgaard in Formula 2. Se da una parte abbiamo ancora piloti che hanno esordito ad inizi anni 2000 come Kimi Raikkonen e Fernando Alonso (non a caso futuri No.1 e No.2 nella classifica di GP disputati), dall’altra abbiamo Gasly, Norris, Russell, Albon, Leclerc, Verstappen. Quanti dei nuovi arrivati rimarranno? La Ferrari ha messo in palio un solo posto per i tre talenti dell’FDA (perchè Giovinazzi serve come quota italiana in F1), Nick DeVries, campione uscente di Formula 2, si è dovuto accomodare in Formula E, Sergio Sette Camara fa il terzo pilota in Red Bull e questo ragionamento non tiene conto dei vari Yuki Tsunoda (che toglierà il posto a Daniel Kvyat con molta probabilità), Yuri Vips, Nikita Mazepin, Luca Ghiotto, Chrstian Lundgaard, Dan Ticktum e Felipe Drugovich che guidano in Formula 2 o Oscar Piastri, campione in Formula 3, Theo Pourchaire, Logan Sargeant e Frederik Viesti che si sono giocati la serie minore. Serve un’espansione per la Formula 1 per contenere e non perdere tutto questo talento? O semplicemente è uno sport elitario, cosi deve rimanere e tutta questa mole di talento deve solo fare a botte, in pista, per poter conquistare un posto?

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Sezione: Editoriale / Data: Mer 30 settembre 2020 alle 15:37
Autore: Paolo Mutarelli / Twitter: @j_pablo99
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