Il Gran Premio del Brasile è stato il teatro della consacrazione per Andrea Kimi Antonelli, un ragazzo di appena diciannove anni con un cuore da veterano. Prima della partenza, il suo respiro affannoso tradiva il nervosismo e lo sguardo perso nel vuoto cercava la concentrazione in mezzo al frenetico caos della griglia di Interlagos. Ma al via, la tensione si è sciolta, lasciando emergere un pilota capace di gestire la pressione con una maturità sorprendente. “Sentivo l’agitazione dentro, avevo le farfalle nello stomaco, ma non appena è scattato il verde mi sono sentito a mio agio e concentrato al massimo”, ha svelato al termine della gara.
Costanza e convinzione per il futuro Mercedes
Durante tutto il weekend, Antonelli ha mostrato una solidità da professionista esperto, restando costantemente davanti al compagno di squadra George Russell, quinto alla bandiera a scacchi. Dalle qualifiche alla Sprint Race del sabato, fino alla gara di domenica, il pilota bolognese non ha mai perso la seconda posizione, guidando una Mercedes ritrovata. Toto Wolff, team principal, ha commentato con pragmatismo: “Un weekend perfetto significa vincere tutto, ma siamo felici di questa tappa nel percorso di crescita di Kimi. Vogliamo continuare a farlo migliorare, anche se è normale che commetta degli errori”. Non è un mistero che la scelta di puntare su un talento così giovane avesse sollevato qualche dubbio, ma i fatti parlano chiaro.
Il racconto di Gazzetta dello Sport
Così Giulia Toninelli nell'edizione odierna de La Gazzetta dello Sport ha scritto.
Il respiro corto tradisce il nervosismo del pre-gara, lo sguardo fisso nel vuoto per trovare concentrazione nel caos della griglia di partenza di Interlagos. Andrea Kimi Antonelli ha solo diciannove anni, e si vedono tutti nel momento in cui sale sulla sua Mercedes per partire dalla prima fila di un Gran Premio di Formula 1, come mai gli era accaduto prima. Ma bastano pochi istanti perché la tensione lasci spazio alla maturità di un pilota che, curva dopo curva, si trasforma in un veterano capace di gestire pressione e ritmo.
L’italiano è ancora a caccia del primo trionfo in Formula 1, ma la crescita è costante e fa sorridere Toto Wolff. «Non posso dire che sia stato un weekend perfetto – ha spiegato il team principal Mercedes – perché il weekend perfetto significa vincere la gara e il campionato. Ma sono molto contento di questo risultato, parte del suo processo di crescita». Una filosofia chiara, confermata sin dall’inizio della stagione, quando la scelta di far debuttare un pilota così giovane in un top team aveva fatto discutere. «Kimi sbaglierà, ma sappiamo quanto valga e vogliamo farlo crescere con noi», aveva detto Wolff.
Il valore del diciannovenne bolognese a Interlagos si è visto in pieno: non solo nel secondo posto finale, ma soprattutto nella capacità di difendersi con intelligenza e sangue freddo dagli attacchi di Max Verstappen nelle ultime fasi del Gran Premio. L’olandese, partito dalla pit-lane, ha tentato in tutti i modi di completare la rimonta, ma Antonelli lo ha tenuto dietro sfruttando al meglio le gomme, uno degli aspetti su cui più ha lavorato nella stagione d’esordio. E ha saputo difendere con lucidità nei punti più delicati della pista, dove sapeva di poter essere più vulnerabile.
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