Nel paddock della Formula 1 è esploso un caso destinato a tenere banco per settimane: secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, Ferrari, Honda e Audi avrebbero scritto alla FIA per chiedere chiarimenti su un presunto “trucco” legato al motore Mercedes. Al centro del caso ci sarebbe un possibile escamotage sulla compressione, che garantirebbe fino a quattro decimi al giro. Una scintilla che riapre subito il fronte politico della F1, proprio mentre si prepara la rivoluzione 2026.
L’indiscrezione è pesante: secondo il quotidiano di via Solferino, tre costruttori – Ferrari, Honda e Audi – avrebbero individuato in casa Mercedes una interpretazione estrema del regolamento sui limiti di compressione delle power unit. Il beneficio stimato, intorno ai 0,4 secondi al giro, sarebbe enorme in un contesto in cui i guadagni si misurano ormai al millesimo. Da qui la decisione di formalizzare il sospetto alla FIA, chiedendo verifiche più severe e controlli tecnici aggiornati dopo le prime sei-sette gare della stagione. Dietro le righe, la sensazione è che qualcuno alzi la mano per fermare un possibile allungo tedesco prima che sia troppo tardi, come già accaduto nell’era ibrida 2014–2016.
In questo scenario, la posizione di Ferrari è particolarmente delicata. A Maranello non possono permettersi di subire un nuovo ciclo di dominio motoristico e, allo stesso tempo, devono dimostrarsi in linea con lo spirito delle regole, proprio mentre stanno preparando il propulsore 2026. L’eventuale “falla” sfruttata da Mercedes consisterebbe, secondo le voci, in una particolare gestione della compressione in determinate condizioni di funzionamento, apparentemente compatibile con il testo normativo ma lontana dall’intento originario del regolamento. È un terreno grigio, quello in cui si muovono da anni i motoristi di Formula 1: cercare margine nei dettagli, spingersi fino al limite senza oltrepassarlo. Il problema, per i rivali, è che quei quattro decimi virtuali rischiano di trasformarsi in un solco reale in pista.
Ferrari, Honda e Audi al contrattacco
Da qui nasce l’inedito fronte comune fra tre mondi storicamente lontani. Honda, che dopo aver legato il proprio nome ai successi Red Bull si prepara alla nuova era con Aston Martin; Audi, pronta allo sbarco ufficiale dal 2026; e la stessa Ferrari, simbolo storico della categoria. Tutti accomunati dal timore che una possibile scorciatoia tecnica di Mercedes possa condizionare non solo il 2025 ma anche la transizione verso il nuovo regolamento. Secondo quanto filtra dal paddock, la richiesta inoltrata alla FIA sarebbe chiara: ridefinire le modalità con cui vengono effettuati i test di compressione e introdurre controlli più approfonditi in una fase avanzata del campionato, quando i motoristi tendono a spingere al massimo i propri concetti. Un ingegnere, restando coperto dall’anonimato, avrebbe spiegato ai colleghi che "se esiste davvero un modo di manipolare i valori senza violare la lettera delle regole, tocca alla Federazione chiudere quella porta prima che tutti si sentano autorizzati a seguirla".
La sensazione è che questa mossa preventiva serva anche a mandare un messaggio politico alla Federazione: niente più sorprese come nei primi anni dell’ibrido, quando il vantaggio Mercedes era stato certificato e poi protetto da un regolamento di fatto “congelato”. Ora il contesto è diverso, con l’ibrido che convive con un orizzonte 2026 tutto da scrivere. Un dirigente di un team motorista, interpellato off the record, avrebbe insistito sul concetto di trasparenza: "non si tratta di accusare qualcuno di barare, il punto è fissare da subito confini netti, così nessuno si ritrova costretto a inseguire soluzioni ambiguamente borderline". In altre parole, meglio spingere la FIA a chiarire oggi, piuttosto che inseguire un regolamento interpretato in ritardo domani.
Pressione sulla FIA e ombre sul 2026
In mezzo a tutto questo c’è una FIA chiamata ancora una volta a muoversi sul filo tra libertà d’interpretazione tecnica e tutela dell’equità sportiva. L’idea di introdurre controlli di compressione più severi dopo sei o sette GP sarebbe un modo per fotografare l’evoluzione reale delle power unit nel momento in cui i team iniziano a esasperare mappe e parametri. Un passaggio che interessa molto anche i motoristi in arrivo, come Audi, che non vogliono debuttare in un contesto dove qualcuno è già riuscito a trovare una zona franca del regolamento. Sullo sfondo c’è il timore che ogni nuova soluzione “creativa” possa diventare un precedente, costringendo tutti a investire milioni per replicarla o contrastarla.
Per Ferrari il tema è doppiamente sensibile: la Scuderia è già impegnata in una profonda revisione del proprio progetto power unit, con l’obiettivo dichiar
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