Il tracciato di Las Vegas è diventato in pochissimo tempo un classico moderno della f1, un circuito che abbina velocità pura, scorrevolezza e un ritmo che mette a nudo ogni dettaglio delle monoposto. Le lunghe accelerazioni obbligano i team a prendere decisioni tecniche nette, senza zone grigie o compromessi morbidi. Nel paddock lo si percepisce subito: molte squadre hanno scelto configurazioni di ala posteriore estremamente scariche, puntando a minimizzare la resistenza aerodinamica. Il drag, su una pista del genere, diventa un avversario più pericoloso del degrado gomme o della temperatura dell’asfalto, perché rallenta la velocità di punta proprio nei tratti in cui un decimo guadagnato o perso cambia l’intero bilanciamento del weekend. In un campionato in cui i dettagli fanno la differenza, Las Vegas impone un approccio tecnico quasi da gara di velocità pura.

Aerodinamica al limite: l’arte di scivolare sul dritto

Le scelte aerodinamiche viste finora confermano una tendenza precisa: qui bisogna essere affilati, quasi minimalisti. L’ala posteriore viene ridotta all’osso per consentire alla vettura di scorrere con la minore resistenza possibile nei tratti a gas spalancato, che rappresentano l’anima di questo circuito. Una configurazione ricercata, che privilegia l’efficienza in rettilineo a scapito della stabilità in curva, costringendo piloti e ingegneri a una vera sfida di equilibrio. Con ali troppo cariche si rischia di restare “piantati”, finendo per diventare bersagli facili nei sorpassi. Con ali troppo scariche, invece, il retrotreno può diventare nervoso nella sequenza delle chicane e nei punti di frenata più cattivi, mettendo a rischio il controllo della vettura. La gestione del compromesso diventa dunque una scienza esatta, priva di margini per l’errore.

Chi sbaglia paga: Las Vegas non perdona i compromessi

Il fascino del layout sta proprio in questo equilibrio precario. Ogni scelta tecnica ha conseguenze immediate e leggibili fin dai primi giri. Una vettura troppo carica diventa lenta e vulnerabile, mentre una troppo scarica rischia di non avere aderenza nei punti chiave. I team che sapranno interpretare meglio questa pista potranno sfruttare al massimo le lunghe fasi di accelerazione continua e ottenere un vantaggio strategico significativo. Las Vegas mette in mostra la differenza tra chi riesce a ottimizzare l’efficienza aerodinamica e chi invece resta intrappolato in quell’area grigia dove la monoposto non risponde più né in curva né sul dritto. 

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Sezione: News / Data: Gio 20 novembre 2025 alle 16:30
Autore: Mirko Borghesi / Twitter: @@BorghesiMirko
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Mirko Borghesi
Editore e Direttore di F1 News, Mirko Borghesi è giornalista dal 2008. Regolarmente iscritto all'Odg, ha lavorato nel mondo del calcio, della politica e dello sport. Attualmente è capo ufficio stampa della Proracing Motorsport Academy di Fisichella, Cioci e Liuzzi; direttore artistico di AsiPlay, la tv dell'ASI, e collabora con diverse testate
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