Negli ultimi anni, si è sviluppato il culto di Kimi Raikkonen, ovvero da quando l'abbiamo visto più sciolto, ubriaco, o almeno alticcio, nei festeggiamenti a fine stagione. Ma non è stato sempre così, anzi, non è mai stato così. A raccontarlo il giornalista finlandese Heikki Kulta, che ha seguito Raikkonen per tutta la sua carriera, in un articolo sul sito della Formula 1: "La mia prima lezione significativa sull’antipatia di Raikkonen per le persone che gli si avvicinano troppo è stata nel 2002, quando guidava per la McLaren. Stavo prendendo un caffè con suo padre, Matti, nella suite dell’hospitality del team, a Monaco. Stavamo guardando le prove libere, quando Kimi approcciò una curva troppo velocemente e la sua auto rimbalzò in pista dopo aver colpito la barriera d’acciaio. I commissari si affrettarono ad aiutarlo a uscire dalla macchina. ‘Ora ci saranno problemi’ disse Matti quando vide il tentativo di aiutare suo figlio. Raikkonen infatti spinse via il primo marshal: ‘A Kimi non è mai piaciuto che gli estranei lo toccassero. Questo è quello che succede sempre'. Dopo la prima vittoria nella stagione in cui avrebbe poi vinto il titolo, ci fu una specie di balletto quando il team principal della Ferrari Jean Todt cercò freneticamente di dargli un abbraccio per congratularsi con lui sul podio in Australia. Più Todt si avvicinava, più Raikkonen indietreggiava per evitare l’esplosione di gioia eccessiva del francese”.

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Sezione: News / Data: Lun 22 giugno 2020 alle 12:00
Autore: Paolo Mutarelli / Twitter: @j_pablo99
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