La Formula 1 ritorna con un bagno di folla olandese. A Zandvoort, dopo la farsa di Spa, c’è spazio solo per Max Verstappen, osannato dalla Orange Army, e dalla miglior organizzazione pre e post gara con annessi fuochi d’artificio al traguardo. Non c’è l’invasione di pista come a Monza 2019, ma il calore fatto vedere dai tifosi olandesi ha offuscato di gran lunga una gara vibrante, tesa ma poco emozionante dal punto di vista dei sorpassi e dei colpi di scena. Torniamo dopo la strana scorsa settimana con il nostro power ranking che non rispecchierà quelle che sono le due classifiche mondiali, ma è una sorta di valore assoluto delle dieci scuderie e degli attuali rapporti di forza.
1. Red Bull (-): Una macchina fatta su misura di Olanda. Ribalta la vetta del campionato Max Verstappen: dal -3 dell’Ungheria al +3 con cui si presenteranno a Monza. Un weekend da dominatore, giro veloce, passo gara impressionante, glaciale nell’unico momento clou in cui ha dovuto sorpassare un poco arrembante Valtteri Bottas. Ha sfruttato perfettamente il vantaggio competitivo datogli dalla macchina. Risale fino all’ottava posizione un Sergio Perez che ha rinnovato, ma che non sta portando i punti necessari per mettere in testa la Red Bull anche al mondiale costruttori. Finora un anno bruttino, tolta Baku, per il messicano.
2. Mercedes (-): Situazione strana in casa Mercedes. La strategia era chiara: giocare due punte contro uno, rallentare Verstappen con Bottas e far avvicinare Hamilton, ma, vuoi un po’ la scarsa resistenza del finlandese, vuoi un po’ per un oggettivo divario tra le due, la strategia è naufragata a tal punto che il muretto box a venti giri dalla fine aveva mollato. Chi non aveva mollato era Lewis Hamilton che ha messo su la migliore performance del weekend per provare a rimanere aggrappato a Verstappen. Il vero divario l’abbiamo visto quando è crollato per aver mangiato le gomme. Re Lewis non ha intenzione di mollare il trono e appuntamento a curva 1 di Monza.
3. Ferrari (-): Obiettivo fare punti per la Ferrari. L’ha detto Mattia Binotto di minimizzare i rischi perchè era una gara da finire. Detto fatto, Leclerc non esagera per cercare di prendere la posizione su Pierre Gasly, Carlos Sainz si ritrova bloccato e attaccato dalle Alpine. Per il resto una gara in solitaria con Sainz sfilato all’ultimo giro. Di nuovo un bel passo sui circuiti ad alto carico, ma stavolta non riesce, come a Baku o Montecarlo, la qualifica monstre. Si poteva attaccare e ottenere il quarto posto, il risultato non è esaltante, ma è un buon passo verso il minimo sindacale del terzo posto in classifica.
4. McLaren (-): Un solo punto per la McLaren che ritorna dall’Olanda con le ossa un po’ rotte in quello che è stato il peggior weekend dell’anno. Solo un grande Norris riesce nel miracolo di far durare un’eternità le gomme rosse e poi tenersi in Top Ten, anche andando a fare botte con Sergio Perez per una misera nona posizione. Ricciardo è, forse, la grande delusione dell’anno insieme a Sergio Perez. Mai continuo, sempre arrancante, molto simile al primo anno in Renault. La sensazione è che soffra parecchio i cambi di vettura. Vediamo se l’anno prossimo, anche se con monoposto completamente diverse, riesca a fare come il secondo anno in Renault.
5. Alpha Tauri (-): Date un sedile competitivo a Pierre Gasly e nessuno si farà male. Peccato per la schizofrenia della Red Bull, sennò adesso con un paio di anni di esperienza il francese avrebbe fatto il suo per il mondiale perchè è un pilota straordinario. Un fenomeno del giro veloce che centra la seconda fila davanti alle ben più quotate Ferrari, Alpine e colui che gli tiene caldo posto in Red Bull Perez e poi fa una gara di enorme intelligenza. Due anni fa la Red Bull non aveva nulla da chiedere al mondiale, poteva aver pazienza e lasciar sbagliare un pilota al secondo anno in Formula 1 e ritrovarselo due anni più tardi, quando le cose sarebbero valse, pronto a fare la guerra. Grave questa miopia degli anglo-austriaci, come potrebbe essere grave se lasciassero andare Yuki Tsunoda, ritirato ieri, ma comunque molto interessante.
6. Alpine (-): Nove piazzamenti a punti su tredici per Fernando Alonso e due punti in più sul compagno di squadra Esteban Ocon che ha il bonus vittoria dell’Ungheria. Quanto sei forte Fernando, anche a 41 anni, e quanto funziona l’Alpine sui circuiti di alto carico. Grande passo, grande rimonta per lo spagnolo che si mangia all’ultima Tarzan il suo erede della Ferrari, mentre Ocon lavora su sè stesso, lascia andare Perez quando arriva e conquista due punti che saranno poco sexy, ma mantengono l’Alpine al quinto posto in costruttori.
7. Aston Martin (-): Sebastian Vettel aveva rischiato il patatrac dell’anno in curva 3, quando ha perso la monoposto, era andato in testacoda e solo la freddezza di Valtteri Bottas ha evitato conseguenze peggiori. Una gara rovinata dal testacoda, una gara compromessa e un anno molto negativo per l’Aston Martin dai proclami di vittoria, ma forse la più indietro nel centro gruppo. Lance Stroll passa l’intera gara a rincorrere George Russell e non riesce mai a prenderlo e il canadese ha gli stessi punti di Yuki Tsunoda con molta più esperienza e con una macchina che dovrebbe funzionare di più.
8. Williams (-): Ha preso ormai il posto dell’Alfa Romeo in quel limbo tra alta Q1, bassa Q2 e sporadici flash da fenomeno di Russell in Q3. Stavolta i flash da fenomeno non ci sono, la gara è complicata per tutti, ma le Williams si dimostrano vive e pronte a lottare. Latifi nei bassifondi è ripetutamente ingaggiato in lotte, Russell passa gran parte della gara a ridosso della zona punti prima di crollare dietro al compagno di squadra per via di una penalità. Dopo il “podio” di Spa è un ritorno alla normalità, ma ad una nuova normalità segno del buon lavoro fatto in Williams.
9. Alfa Romeo (-): Quando le cose vanno bene, ci si mette di mezzo la sfiga. Questa è una buona frase per sintesi, non per il Gran Premio d’Olanda di Giovinazzi, ma anche per la sua carriera. Una qualifica stellare che dimostra le qualità sul giro secco dell’italiano, ma anche il suo talento e il fatto che merita un sedile di Formula 1 che probabilmente non avrà più. Poi, come al solito, ci si mette in mezzo la sfiga, stavolta travestita da foratura, per togliere una meritata zona punti all’italiano. Bene Robert Kubica sia in qualifica che in gara per essere un pilota che non correva da due anni.
10. Haas (-): Nervi tesissimi in casa Haas dove Mazepin e Schumacher non se le mandano a dire né in pista né ai microfoni. Situazione rovente in una scuderia in cui al momento non ci si gioca nulla.
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