Monza, il "Tempio della Velocità", è storicamente noto per le sue alte velocità, ma anche per i rischi elevati. I lunghi rettilinei favoriscono le alte prestazioni, ma le violente frenate e le curve rapide mettono a dura prova piloti e vetture, rendendo essenziali misure di sicurezza avanzate. Ma non è sempre stato così e ne ha parlato Sportweek nel suo ultimo numero. 

"La passione per le corse finisce spesso per unire persino i rivali. Il celebre selfie di Fernando Alonso nel 2010 a Monza rimane impresso nella memoria, perché lì ha trovato consolazione dopo non aver mai vinto un Mondiale con Ferrari. Vincere a Monza salva anche le stagioni più complicate.

Ci sono circuiti che restano nel calendario di Formula 1 per motivi commerciali, politici o geografici. Poi c’è Monza, l’essenza stessa della F1: velocità pura, imprevedibilità, passione e, per tanti anni, la manifestazione del rischio nella sua forma più estrema. Nel 1961, Wolfgang von Trips, soprannominato “Count von Crash” per le sue numerose collisioni, perse la vita in un drammatico incidente al rettilineo prima della Parabolica. Quindici spettatori rimasero uccisi nel tragico schianto.

Nel 1970 Jochen Rindt, leader del Mondiale, morì in un incidente in qualifica a Monza, diventando l’unico vincitore postumo della storia della Formula 1. Nel 1978 un'altra carambola al via coinvolse Riccardo Patrese e Vittorio Brambilla, che restò in coma; la tragedia si concluse con la morte di Ronnie Peterson, colpito da un’embolia dopo un incendio in pista.

Questi episodi tragici hanno reso tangibile il pericolo estremo di Monza. Per affrontare le poche curve del circuito, i team hanno sempre preparato monoposto a basso carico aerodinamico, l’esatto opposto di Montecarlo. Ora, con le nuove regole e il budget cap, si cerca un compromesso per avere auto competitive su piste diverse, ma la sensazione di guidare a Monza resta unica e inalterata."

Sezione: News / Data: Mar 09 settembre 2025 alle 18:25
Autore: Paolo Mutarelli / Twitter: @j_pablo99
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