Toto Wolff ospite di 4 Amici al Box, il format di Sky Sport Italia, ha risposto alle domande di Vicky Piria e Roberto Chinchero.
"Si, ricordo la prima volta che ci siamo incontrati con Kimi, perché quando è entrato nei box era molto piccolo, e ho pensato fosse incredibile che un bambino andasse così forte sui kart.
Io valuto il potenziale dello sviluppo, l’intelligenza, il talento e naturalmente anche i risultati. Quando si guarda ai go-kart ci sono bambini che vincono gare, campionati, ma non ci sono tanti bambini che vincono in tutte le classi da molto giovani, e Kimi lo ha fatto. Anche l’entrata in macchina è qualcosa di totalmente diverso: Kimi ha vinto subito, anche in anni in cui la macchina o la squadra non andavano molto bene. Io analizzo questi sei, sette anni per sviluppare un’opinione. Per questo motivo, quando ho preso la decisione di puntare su Kimi non avevo dubbi: era molto chiaro per me. In questo momento è importante vedere la traiettoria di crescita, si alza, si abbassa, e alla fine si vede tutta la traiettoria. Per questo sono sicuro che abbiamo molti anni di successo davanti a noi."
"Quando facevamo bene, la gente diceva: “La Mercedes è la più grande, Toto è il migliore”, e se il weekend successivo non facevamo bene io diventavo improvvisamente un idiota. Per questo motivo è importante avere una direzione chiara e andare. Come Kimi ha detto, abbiamo questa relazione professionale: proviamo ad avere un sistema dove a lui piace fare questo lavoro, spingere e andare bene; dall’altra parte lui porta le performance. Questo sistema esiste sempre, esiste con George, esiste con Lewis, e per quello la relazione personale che abbiamo è una buona base, ma nella relazione sul circuito lui sa molto bene cosa deve fare. Io credo in Kimi per il futuro.
Tutte queste storie attuali secondo le quali pensiamo di mettere Kimi alla Williams, o all’Alpine, sono completamente nonsense. Zero. Kimi sarà in Mercedes il prossimo anno, cento per cento. Nessuna storia è vera. Nei discorsi che abbiamo fatto due anni fa con i genitori, Vittoria e Marco, abbiamo valutato cosa fosse meglio per Kimi: metterlo in una Williams o in una squadra con meno pressione per farlo crescere, o farlo andare in Mercedes. Ma in quel momento non sapevamo se ci fosse uno spazio disponibile; poi Lewis ha preso la decisione di andare in Ferrari, e quello è stato il momento in cui mi è stato chiaro che Kimi avrebbe guidato la nostra macchina."
"Kimi ha talento, velocità e intelligenza nella gestione delle gare. C’è qualcosa che non si può accelerare: l’esperienza in Formula 1. È entrato a diciotto anni; non so te, ma io a diciotto anni ero un totale idiota, non avevo chiaro niente di ciò che succedesse nel mondo. Dunque, nel mettere Kimi a diciotto anni in una squadra come Mercedes, in Formula 1, è normale che non si possa accelerare qualche cosa, tutto è un life experiment.
Bono è un uomo calmo, con molta maturità e esperienza con piloti, avendo lavorato come ingegnere per Michael Schumacher e dodici anni con Lewis (Hamilton). Lui sa come gestire un pilota, e quando gli ho chiesto cosa pensasse di Kimi, lui ha detto subito che è fantastico e che il progetto di lavorare con Kimi e farlo crescere gli piace molto. Quando io sono entrato in Formula 1, Lewis era già una grande star; Valtteri è il primo pilota che ho visto crescere dalla Formula Renault, George ha cominciato dalla Formula 4, ma Kimi è il primo che ho conosciuto dai kart.Mio figlio sui kart? Innanzitutto io non so niente sui kart, quindi è una scoperta anche per me. È un mondo diverso, ma che mi piace perché mi piacciono le gare. Con un figlio è diverso, perché Kimi l’ho conosciuto a 11 anni, ma mio figlio ha 8 anni. Sono situazioni dove non so se sia una buona decisione metterlo nei kart con tutta la pressione, ma a lui piace, è lui che spinge. Ma io ho un po’ di paura, non un po’, molta. Non ho paura che soffra per lo sport, perché come dice Kimi, lui lo vuole fare e in questo momento va bene così. Ho più paura per un incidente, quando c’è un ragazzo così piccolo di 8 anni che gareggia con ragazzi di 10 e 11."
"Quando ho tirato i pugni al tavolo, l’ho rivisto in seguito e non mi piace vedermi così, senza controllo. Ok, la passione, ma io sono il direttore della Mercedes e non posso arrabbiarmi con follia. Dunque mi calmo e penso internamente a quello che succede. Quando mi ha fatto arrabbiare di più Kimi? Monza di quest’anno. Troppo aggressivo nelle entrate con la macchina. Ci sono le linee bianche e poi c’è la terra, e lui usa la terra. Metà delle gomme è sulla linea bianca e l’altra metà è sulla terra. Guardo l’on-board e non posso credere a quello che fa. Glielo dico e glielo ridico, parlo con Marco Antonelli e mi dice anche lui non sa più come dirglielo. Kimi ha un papà che sa molto sulle macchine, è un papà sportivo. I piloti competitivi che io ho conosciuto hanno una testa dura, e lui è cresciuto guidando così, usando tutto il circuito come si fa sui kart. Ma in Formula 1, quando ho visto il giro, non potevo credere a come usasse la pista e a come mettesse le gomme in temperatura. E in Parabolica abbiamo visto cosa succede. Una cosa importante da capire è che queste macchine ad effetto suolo sono molto difficili da guidare, e con la nostra macchina è difficile arrivare a capire dov’è il limite. Un pilota giovane non può sapere se sta guidando al 90% o al 110%. La maturità e la conoscenza che può avere George, o altri che hanno guidato in queste macchine per tre anni, sono molto importanti. Anche quando si guarda ad altri giovani nelle macchine più lente, sono squadre dove la macchina è un po’ più facile da guidare. Quindi è importante ricordarsi questa situazione: per lui è il primo anno con questa macchina e io ne sono consapevole."
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