Lando Norris ha ancora l'adrenalina nelle vene dopo il titolo mondiale conquistato in F1 Formula 1 ad Abu Dhabi. Ai microfoni di Andrew Benson della BBC, il pilota McLaren si è aperto in una lunga intervista, toccando corde profonde legate alla sua vittoria. Non ha nascosto l'orgoglio per avercela fatta restando fedele a se stesso, senza forzare una personalità aggressiva che non gli appartiene. "Ho vinto restando me stesso, senza fingere di essere un altro solo per le aspettative altrui. Avrei potuto cambiare approccio, ma non ne valeva la pena: mi sento più fiero così, composto e concentrato sul mio massimo." Parole che dipingono un campione maturo, capace di trasformare dubbi in certezze proprio quando il peso del mondo sembrava schiacciarlo.
Il turning point? Quel giro magico a Monaco, un 1:09 secco che ha ribaltato la sua stagione. Norris lo ricorda come un lampo: "Ero in pista, dubitavo di tutto in quel momento critico, ma quel singolo giro ha capovolto la mia testa: da 'non ce la farò mai' a 'posso dominare'. È stato il mio momento di svolta." Una confessione che umanizza il neo-campione, mostrando come la f1 news sia fatta anche di fragilità superate. Ha parlato anche dei sacrifici familiari, cresciuto senza la mentalità da "duro" che domina certi ambienti: "Non sono mai stato il più grosso o aggressivo tra i ragazzi, e lo porto ancora con me. Ma sto imparando a spingermi oltre, restando onesto e diretto come mi hanno insegnato." Un ritratto schietto, lontano dai cliché, che spiega la sua crescita esponenziale in una griglia feroce.
Orgoglio autentico e Monaco decisiva
Norris non risparmia dettagli sul percorso interiore. Ha rifiutato di "recitare" un ruolo per compiacere i critici, scegliendo invece la via della costanza: "Sarei potuto diventare più spigoloso per far contenti tutti, ma alla fine mi sarei odiato. Ho massimizzato il mio stile, e questo mi ha dato il titolo." Monaco resta scolpita nella memoria, non solo per il tempo ma per l'impatto psicologico in una stagione ad altissima tensione. Piloti come Max Verstappen o Charles Leclerc sanno bene quanto conti quel clic mentale. La McLaren, con il suo pacchetto dominante, ha fornito la piattaforma, ma è stato Norris a guidarla verso l'apoteosi ad Abu Dhabi, tra bagliori artificiali e cori oceanici. Un trionfo che sa di riscatto personale, dopo anni in ombra.
Sacrifici e mentalità vincente
La chiacchierata con Benson ha scavato nelle radici: una famiglia che non ha mai spinto per l'aggressività fine a se stessa, preferendo l'onestà brutale. "Detesto quell'atteggiamento da macho, non fa parte del mio mondo. Sono aperto, dico pane al pane, e questo mi ha formato." Oggi, campione del mondo, Norris guarda al 2026 con nuova fame, ma l'intervista rivela un ragazzo che ha lottato con se stesso più che con i rivali. Abu Dhabi non è solo un trofeo: è la validazione di un approccio unico in McLaren e oltre, dove l'assertività si coniuga con l'autenticità. La BBC cattura un Norris rilassato, finalmente libero dal peso del "non ancora campione". La pista lo ha premiato, e lui ha risposto con emozioni crude, pronte a ispirare i giovani kartisti sparsi per il globo.
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