Dio benedica Monza. Per il secondo anno di fila un vincitore inaspettato, una serie di colpi di scena cruenti ma, fortunatamente, non sanguinosi come potevano essere in un’altra epoca. La sfida di Verstappen e Hamilton sta toccando vette epiche e si arricchisce weekend dopo weekend di colpi di scena e momenti memorabili. La Ferrari ci spera, ci crede, ma poi manca in quei rettilinei cruciali per fare bella figura a Monza. Torniamo il nostro power ranking che non rispecchierà quelle che sono le due classifiche mondiali, ma è una sorta di valore assoluto delle dieci scuderie e degli attuali rapporti di forza.
1. Red Bull (-): Se il colpaccio non è arrivato, la colpa è solo loro. Sull’incidente arriveremo dopo, ma un mondiale si vince nelle gare in cui non sei il favorito e rischi di fare più punti del previsto e non serve a nulla fare pit stop supersonici tutto l’anno se poi, in quella gara cruciale, lo cicchi male uno. L’errore dei meccanici Red Bull è stato il preludio a quello che poteva essere il più terrificante e devastante terrificante dai tempi di Imola 1994. La ruota di Verstappen ha letteralmente toccato, e un po’ schiacciato, il casco di Lewis Hamilton ed è stata fermata solo dall’Halo. Il botto, ovviamente, favorisce Verstappen, ma scoccia ancora il doppiopesismo della commissione di gara: dieci secondi ad Hamilton a Silverstone, tre posizioni in griglia all’olandese.
2. Mercedes (-): Che occasione sprecata! La Mercedes è stata indiscutibilmente la macchina più forte in pista, Valtteri Bottas è stato autore di una rimonta fantastico (come scritto dal nostro direttore nelle sue pagelle) e Lewis Hamilton ha fatto una magia in partenza con le gomme bianche, quando per poco sorpassava Verstappen. Riscatta così la pessima partenza della qualifiying sprint (seconda dopo quella di Silverstone) e anche qua c’è l’errore dei meccanici (con lo stesso ragionamento valido per Red Bull) che perdono tempo nel cambio e dissipano il regalo fatto da Red Bull. La domanda è una: serviva davvero tirare la staccata alla morte in curva 1? Incolpevole poi nell’uscita della chicane, ma tutto nasce da lì. Poca lucidità per il campione
3. McLaren (+1): La prima scuderia a fare una doppietta in questa stagione: un risultato che ha del memorabile. Monza si scopre come terra delle opportunità e Daniel Ricciardo risolleva una stagione che l’ha messo in crisi, l’ha fatto dubitare di sè stesso e delle sue capacità fino ad ipotizzare anche un ritiro. Gara magistrale per reazione in partenza, gestione del passo e lucidità. Da vero campione, come da vero campione e uomo squadra è stata la gestione di Lando Norris che, per un attimo, ha pensato di far valere la sua forza all’interno degli equilibri del team per prendersi la testa della gara e poi ha migrato verso saggi consigli e previsioni rosee per il futuro. Lo scorso anno Sainz era arrivato corto di un giro, quest’anno arriva finalmente il riconoscimento per un grande lavoro fatto negli ultimi tre anni.
4. Ferrari (-1): Scende la Ferrari, ma ha fatto una grande gara di difesa e per poco non riusciva il colpaccio podio. Avevamo tutti sperato quando abbiamo visto Leclerc secondo alla ripartenza, ma purtroppo le ceneri del 2019 si insidiano ancora tra di noi e non basta una macchina che vola nella zona mista e che ha un’ottima trazione. Mancano quei venti cavalli che non hanno permesso a Leclerc di poter lottare per la vittoria. Sainz si rovina la prima Monza ferrarista con un botto nella giornata di sabato e il mancato feeling si nota tutto. Bene così nell’ottica di questo triste mondiale,
5. Alpha Tauri (-): Dalla vittoria del 2020 ad una gara che neanche è partita nel 2021. La Formula 1 si rivela nella sua forma più brutale all’Alpha Tauri che aveva messo un’altra volta Pierre Gasly nelle prime file, salvo poi vederlo schiantare in qualifica sprint e avere problemi durante il giro di formazione. Problemi riscontrati anche da Yuki Tsunoda, coinvolto anche lui in incidenti durante la qualifica. Un bel 0 in una gara che, visti gli incidenti, poteva portare punti pesanti nella corsa al quinto posto.
6. Alpine (-): Alpine ringrazia perchè va a punti in un weekend in cui la velocità non era di casa in Francia. Male in qualifica standard (bassa per Q2 per entrambi), male in Qualifica Sprint dove Alonso non fa il guastatore come in Inghilterra. Nonostante questo non riescono ad essere neanche la prima forza dopo il sestetto di testa. Buono che sia Alonso (8°) che Ocon (10°) siano entrati in zona punti per consolidare il quinto posto, ottenuto con il jackpot Ungheria. Ma bisogna lavorare.
7. Aston Martin (-): Come deve lavorare anche l’Aston Martin che fa tanti proseliti, chiacchiere, sparate fuori dalla pista. In gara Vettel soffre, sgomita lontano dalla gara. È rimasto parecchio sotto a quel secondo posto tolto in Ungheria e da lì iniziano anche voci di possibili ritiri. Voci a nostro parere molto discutibili. Va meglio Stroll che muove la classifica della sua scuderia con un ottimo settimo posto, sverniciando a più riprese le Alpine.
8. Williams (-): Quanti miglioramenti ha fatto la Williams! E come sta diventando interessante Nicolas Latifi che non va a punti ma passa gran parte del weekend e della gara davanti al suo compagno di squadra e futuro pilota Mercedes George Russell. Poi il talento dell’inglese esce fuori e si piazza per la terza volta nelle ultime quattro gare a punti, facendo il condimento nel sandwich con le Alpine. Niente picco, ma una nuova solidità
9. Alfa Romeo (-): La sfortuna di Antonio Giovinazzi parte 8734. Si muove qualcosa in casa Alfa Romeo che ha trovato per la seconda volta di fila in due circuiti opposti per caratteristiche la velocità per poter andare fino in Q3 con il pilota italiano. Peccato che una volta per gli errori al pit stop, un’altra per un contatto in partenza, Giovinazzi non riesca mai a timbrare con una prestazione forte il suo weekend e a solidificare la sua presenza in Formula 1. Batte comunque Kubica all’ultimo secondo.
10. Haas (-): Circolare, circolare non c’è nulla da vedere se non Mazepin che si ritira.
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