La stagione 2026 introdurrà regole che cambieranno radicalmente il volto della Formula 1. Le monoposto dovranno integrare motori ibridi con una distribuzione quasi paritaria tra parte elettrica e combustione, un passo che richiede telai completamente adattati e simulazioni più sofisticate. Inoltre, l’abolizione dell’effetto suolo e l’introduzione dell’aerodinamica attiva rendono lo sviluppo un bersaglio mobile: ciò che oggi appare ottimale potrebbe rivelarsi obsoleto già tra pochi mesi. Shovlin ha sottolineato come il lavoro si basi su modelli virtuali costantemente aggiornati, cercando di prevedere con largo anticipo i livelli di deportanza necessari nei test invernali.

Variabili e giochi tattici nel paddock

Alle difficoltà tecniche si aggiungono numerose variabili: pneumatici Pirelli più stretti, peso minimo ridotto a 768 kg nonostante batterie più grandi e l’uso di carburanti sostenibili. I team lavorano in modo riservato e la condivisione di informazioni è minima, alimentando tatticismi. Perfino Pirelli raccoglie dati parziali dai valori dichiarati dalle squadre, ma nessuno conosce davvero il livello di sviluppo altrui. Non sorprende quindi che anche piloti come Leclerc abbiano espresso perplessità sul comportamento delle nuove vetture al simulatore, segno di quanto i progetti siano ancora immaturi.

Differenze ridotte ma incertezza totale

Nonostante la complessità della transizione, Shovlin non ritiene che nel 2026 ci saranno distacchi abissali tra le scuderie. Le norme, pur restrittive, lasciano margini di interpretazione e soluzioni uniche. L’ingegnere Mercedes è convinto che, come oggi, le vetture resteranno distinguibili l’una dall’altra, anche se dovessero avere la stessa livrea. Saranno i primi test ufficiali in Bahrain a febbraio a svelare chi avrà interpretato meglio la rivoluzione regolamentare e chi, invece, dovrà inseguire.

Sezione: News / Data: Gio 02 ottobre 2025 alle 07:30
Autore: Francesco Franza
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