La Red Bull ha smantellato pezzo per pezzo la sua macchina da guerra. Parola di Juan Pablo Montoya, che nel podcast MontoyAS non le manda a dire: la struttura su cui il team ha costruito due ere dominanti, prima con Vettel e poi con Verstappen, è stata tirata giù nel 2025. Via Christian Horner, poi Adrian Newey e alla fine pure Helmut Marko: un terremoto che lascia Milton Keynes con le ossa scoperte. Non si può valutare solo i risultati di quest'anno, insiste l'ex pilota colombiano, perché la vecchia impalcatura reggeva ancora tutto. Ora tocca a un setup da zero, con F1 nuova di zecca, motore interno e il Ford che si infila nel 2026. E se sbagliano? Se Verstappen saluta tutti?
Struttura azzerata, Austria al timone
Montoya va dritto al punto: "Quella che era la Red Bull completa non c'è più. I podi di quest'anno non contano, la squadra vecchia funzionava alla grande", dice, aprendo scenari inquietanti. L'Austria ha voluto più potere su Milton Keynes, e dal lato business fila: oversight stretto sulle operazioni inglesi. Ma un team da corsa non è un'impresa da bilanciare con il contagocce. "Se corri in pista, non gestisci affari. Devi puntare alla vittoria, mica ai profitti", tuona Montoya, che vede nel cambio ai vertici il rischio di un crollo. Red Bull ha perso i suoi guru tecnici, e il dominio che ha umiliato tutti per vent'anni rischia di svanire. Con Mercedes e McLaren che spingono, il 2026 potrebbe essere un incubo per i tori alati.
Rischi enormi per Verstappen e oltre
Le domande si accumulano nei box: e se il nuovo motore in-house non gira? Il Ford entra in pista, ma senza la magia di Newey chi garantisce il passo? Montoya non esclude nulla, specie un addio di Verstappen a una Red Bull irriconoscibile. L'influenza di Graz ridefinisce gerarchie e budget, con Marko ultimo a cadere dopo anni di potere assoluto. La f1 2026 si annuncia come un rebus letale, dove Red Bull deve ricostruire da capo contro Audi, Cadillac e i soliti noti.
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