Pazza, pazza Baku. Succede tutto, ma in realtà non cambia nulla. Gomme posteriori sono un deja-vù azero e a farne le spese a cinque giri dalla fine è stato Max Verstappen (e anche Lance Stroll, ma interessa meno nella dinamica del campionato), autore di una domenica perfetta, gestita da vero maestro. Sembrava l’ennesimo colpo di fortuna di un Lewis Hamilton altrettanto straordinario viste l’enormi difficoltà Mercedes. Invece, l’inglese ci regala una sorpresa ancora più grande, sconvolgendo nuovamente la gara. Cambio della guardia in testa al nostro power ranking che non rispecchierà quelle che sono le due classifiche mondiali, ma è una sorta di valore assoluto delle dieci scuderie e degli attuali rapporti di forza.

1. Red Bull (+1): Ci eravamo trattenuti dopo Montecarlo, ora non possiamo più. Sono stati una costante in questo inizio di campionato: affidabili, veloci, precisi, spesso perfetti anche nelle strategie. Solo la sfiga, ieri, e i track limits hanno rallentato la raccolta di un lavoro favoloso della Red Bull. Max Verstappen perde un’occasione per dare una forte spallata al campionato, ma rimane in testa. Ma è Sergio Perez a tirare fuori la domenica capolavoro: ritmo incredibile, gestione delle gomme perfette, ha bloccato Hamilton, l’ha fatto impazzire, ha usurato la tenuta mentale dell’inglese che si è lamentato più volte in radio. Ha solo sbagliato la ripartenza, ma lì il Dio della Formula 1 gli ha regalato la seconda vittoria.

2. Mercedes (-1): Per il secondo weekend di fila la Mercedes è andata in forte difficoltà. Se Bottas aveva provato a salvare la faccia a Montecarlo, stavolta è Hamilton a fare il Re e a cavare molto di più di quello che la W12 poteva realmente dare e, forse, l’inglese ha scoperto che se bisogna guidare sopra il limite per tutto il weekend neanche la tenuta mentale di un sette volte campione del mondo può bastare. Rimane il giallo sulla ripartenza: un errore troppo banale per essere così semplice, ma resta il fatto che era da Austria 2018 che la Mercedes non aveva due piloti con zero punti nello stesso weekend. Bottas così terribile che ad un certo punto era dietro Latifi. Non rischia il taglio di metà stagione, ma invisibile.

3. Ferrari (-): Una Ferrari dal sapore 2019. Inaspettatamente così forte sul giro secco, così forte che Leclerc ha ripetuto la pole di Montecarlo e Sainz ha ripetuto il rammarico per la bandiera rossa nel finale. Poi tanta difficoltà sul passo gara: Leclerc ha ragione, c’è stato un frangente della gara in cui la Ferrari era vicina alle top di gamma, ma è stato per troppo poco. Peccato perchè al monegasco sfugge ancora quel podio che meriterebbe tantissimo. Weekend più amaro per Sainz che butta via una potenziale gara vicino al terzetto sorprendente Vettel-Gasly-Leclerc con un brutto lungo appena dopo il pit stop. La Ferrari funziona, è la migliore dell’era Binotto, la strada è lunga per tornare a vincere ma sembra quella giusta. Infatti arriva anche il terzo posto in costruttori.

4. McLaren (-): Alla fine Lando Norris deve ringraziare i ritiri di Verstappen e Stroll e il disastro di Hamilton perchè il suo quinto posto è abbastanza immeritato. Brutta qualifica per lui, condita dalla disattenzione con la bandiera rossa che gli ha portato la penalità. Poi una gara anonima la sua, condotta con estrema intelligenza e alla fine stava anche per strappare il quarto posto a Leclerc. Rimane la capacità degli inglesi di portare a casa punti pesanti anche quando tutti gli altri competitor sembrano averne di più. Parziale riscatto di Daniel Ricciardo che, dopo aver patito anche lui la maledizione di Curva 15, torna a punti con un onesto nono posto.

5. Alpha Tauri (-): Pierre Gasly è un pilota eccezionale, degno di una futura lotta mondiale. Guizzo in qualifica, 4° con fucsia nel primo settore, micidiale in gara dove batte la Ferrari di Leclerc sia di strategia che in pista a restituire il sorpasso all’amico più famoso e chiacchierato. Terzo podio per lui in carriera, tutti con il team satellite. Ma l’Alpha Tauri è andata forte, più forte della McLaren ad esempio, perchè Yuki Tsunoda ha centrato Q3 e settimo posto, facendosi beffare solo da un invenzione di Fernando Alonso sul finale. Dominio Honda a Baku, ma se il futuro della Formula 1 è  roseo il merito è anche di Gasly.

6. Aston Martin (-): Quattro gare per ambientarsi poi bum bum di annata di Sebastian Vettel. Da quell’urlo in qualifica dopo la bandiera rossa, segno di un ritrovato feeling del tedesco, di un fuoco che è tornato a divampare. Dopo Montecarlo, arriva lo straordinario podio di Baku del tutto meritato per il ritmo avuto, per la gestione dei momenti della gara, per la tenuta mentale e per i sorpassi. L’Aston Martin inizia a funzionare per un Vettel che si insidia sempre di più nei piani alti. Oggi ne avrebbe avuto per essere lì anche Lance Stroll che era al limite con quella gomma bianca con cui è partito. La gomma rossa nel finale gli avrebbe garantito un finale con i fiocchi, ma il suo incidente è stato il preludio della stessa situazione.

7. Alpine (-): Dura un niente la domenica di Esteban Ocon, ma il portabandiera francese nel weekend azero era fin dal sabato il vecchio volpone Fernando Alonso. Prima battendo la Mercedes di Bottas in qualifica, poi soffrendo in maniera madornale in gara, barcamenandosi lì appena fuori dalla zona punti a vedere sfrecciare più veloci di lui le Aston Martin. Poi però arriva la zampata vincente, quella del maestro. Sfrutta le gomme esplose e la ripartenza e il suo sorpasso nel traffico a Yuki Tsunoda è un capolavoro da mostrare ai futuri piloti sia per la preparazione che per la realizzazione. Sono i più lenti nel centro griglia, ma riescono di riffa francese o di raffa spagnola a starci sempre.

8. Alfa Romeo (-): Dopo il primo punto di Antonio Giovinazzi a Montecarlo, arriva anche il primo punto stagionale per Kimi Raikkonen. L’Alfa fa sempre delle gare più interessanti di quello che dice la classifica. Sembra ormai essere più vicina al centro griglia che alle ultime due e una volta il campione del mondo finlandese e l’altra il solido pilota italiano riescono sempre a mettersi sotto la luce del riflettore. Un punto che varrà poco in ottica mondiale, ma vale tanto come segno di un ottimo lavoro.

9. Williams (-): Si, siamo stati tentati di retrocederli di una posizione per motivi che leggerete dopo, ma non se lo sarebbero meritati perchè sono di gran lunga più forti dell’Haas anche se oggi è andato tutto storto con la rottura di George Russell come ciliegina. Per l’inglese, ormai, Q2 di ordinanza (sei su sei in stagione). Chissà se in Mercedes qualcuno lo vorrebbe già dopo la pausa estiva.

10. Haas (-): Ci ha tentato la scuderia americana, ci ha tentato eccome. Entrambi i piloti davanti alle Williams, ma anche entrambi i piloti davanti a Lewis Hamilton. Neanche agli albori quando Grosjean e Magnussen si lottavano i podi era mai successo. Scherzi a parte, problemini sparsi per il weekend per entrambi i piloti, ma alla fine la gerarchia rimane quella: Mick è il primo pilota. Anzi, è il primo pilota anche contando i piloti Williams dato che a Baku ha avuto il miglior piazzamento dei quattro (13°).

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Sezione: Editoriale / Data: Lun 07 giugno 2021 alle 10:00
Autore: Paolo Mutarelli / Twitter: @j_pablo99
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