Ora il mondiale è sospeso su un filo di lana. Se in Brasile Lewis Hamilton aveva sfruttato la penalità per scrivere la storia, Max Verstappen si è complicato la vita in Qatar, depositando nelle mani dell’inglese e della Mercedes l’inerzia di questo campionato, nonostante in Arabia Saudita l’olandese avrà il primo match point in mano. Ma le condizioni per esultare sembrano alquanto disperate (anche se una vittoria chiuderebbe praticamente i giochi). Atto dopo atto, settimana dopo settimana, assistiamo trepidanti giro per giro al colpo che potrebbe decidere il mondiale e la nuova pista del Qatar aveva previsto lo scoppio improvviso delle gomme. Torna il nostro power ranking che non rispecchierà quelle che sono le due classifiche mondiali, ma è una sorta di valore assoluto delle dieci scuderie e degli attuali rapporti di forza.
1. Mercedes (+1): Eh già. Con il nuovo motore, la ritrovata brillantezza di Lewis Hamilton e la posta in gioco altissima, la Mercedes è tornata a splendere e l’ha fatto in Qatar con il motore vecchio, non quello super potente sfoderato in Brasile e lasciato riposare per la fulminea Gedda (si prevede il giro più veloce della storia della Formula 1). Hamilton è un martello e ha vinto la gara dal sabato con una grande pole position, sfruttando poi i pasticci degli altri. Gli è bastato avere lo spunto giusto in partenza con le gomme gialle per mettere le mani sui penti pesanti che portano il distacco a solo 8 punti. Bottas, invece, pasticcia il sabato con le bandiere male, si addormenta in partenza, viene svegliato da Toto Wolff che gli ricorda il mezzo che sta guidando e poi gli esplodono le gomme come nelle migliori Silverstone. Uno corre per la grandezza, l’altro verso l’anonimato.
2. Red Bull (-1): Ha ragione Helmut Marko. La Red Bull avrebbe dovuto già aver vinto il mondiale. È stata di gran lunga la macchina più continua e più forte in pista ma Silverstone e Budapest, per colpa di piloti Mercedes, potrebbero diventare i grandi incubi di Max Verstappen se l’olandese non riuscirà a strappare nemmeno una vittoria nelle prossime due gare. Certo, stavolta ci ha messo del suo per complicarsi la vita tenendo giù il piede che non sarebbe bastato comunque per la pole. Ma anche senza penalità e con uno stacco migliore in partenza, era probabile che Hamilton lo prendesse in rettilineo come visto spesso durante la gara. Perez si complica la vita in qualifica (solo 11°), ma vince la gara dei secondi violini e perde il podio a causa di Bottas: il sorpasso su Alonso l’aveva confezionato, ma il timore di uno scoppio e di uno zero in classifica ha fatto si che il muretto lo richiamasse. Serve un asso nella manica per vincere il mondiale.
3. Ferrari (-): La gara più interlocutoria dalla Francia. Era da Austria II che Charles Leclerc non falliva l’ingresso in Q3 e Carlos Sainz ha avuto una discreta fortuna a centrarla grazie ad un mezzo suicidio di Perez. La Rossa era decisamente più lenta di Alpine e anche di McLaren, ma una gestione oculata, senza rischi e conservativa della gara e delle gomme ha portato i punti necessari per blindarlo quel terzo posto che era stato fissato come minimo sindacale ad inizio stagione.
4. McLaren (-): La McLaren non fa più punti. Nelle ultime tre gare si è piantata portandone solamente quattro, tutti di Norris, perdendo di fatto il testa a testa con Ferrari per il podio mondiale. Stavolta la fortuna si è messa di traverso sotto forma scoppio della gomma uccidendo le ambizioni da podio di un ottimo Norris. L’inglese è autore di una grandissima stagione: ha la seconda striscia di piazzamenti a punti dopo l’ex compagno Sainz (8, come Perez, contro i 13 dello spagnolo). Ricciardo invece ha patito molto lo scatto in avanti dell’Alpine dell’ultimo periodo, ma anche l’Alpine.
5. Alpha Tauri (-): Un po’ come la scuderia madre, Alpha Tauri non ha ottimizzato l’intera stagione in cui è stata indiscussamente la quinta forza del mondiale. Nè Pierre Gasly, né Yuki Tsunoda centrano la zona punti perdendo di fatto il testa a testa con Alpine che centra il secondo colpo grosso della stagione e, per scuderie che guadagnano così pochi punti a weekend, venticinque punti di distacco rischiano di essere un po troppi.
6. Alpine (-): 62 dei 137 punti messi a segno fin qui dal team francese provengono da due weekend solamente. Due jackpot pescati dall’Alpine che potrebbe aver blindato il quinto posto mondiale. Un podio da record per Fernando Alonso che ora si sente in forma per cercare di prendersi il mondiale nel 2022 se la macchina lo assisterà, ma anche un Esteban Ocon al migliore risultato dopo Budapest. D’improvviso dal Brasile, c’è stato il clic per loro.
7. Aston Martin (-): Non solo l’Alpine fa la voce grossa in Arabia Saudita, anche l’Aston Martin ritrova il passo dei giorni migliori con Lance Stroll a battere entrambe le Ferrari. Sarà che c’era l’aria del denaro in Qatar, ma se non fosse stato per la virtual safety car Stroll avrebbe potuto attentare alla Top 5. Anche Vettel centra la zona punti con un altro punticino di valore per lui.
8. Alfa Romeo (-): Un passo pachidermico per il team italo-svizzero, utile solamente a rendere briosa la gara dell’Haas.
9. Williams (-): Gara senza sussulti su una Williams regredita nell’ultimo periodo. In due giri sia Latifi che Russell hanno dovuto fare i miracoli per portare una macchina a tre ruote, dopo lo scoppio, ai box. Il canadese si è dovuto ritirare, per l’inglese la gara è stata rovinata.
10. Haas (-): Per distacco la migliore gara dell'anno. Meglio di quando Mick Schumacher si è ritrovato a lottare con grandi macchine a Budapest, meglio di ogni altro triste 19° e 20° posto. L'Haas regge il passo almeno delle Alfa Romeo, ma anche della Williams per tutto il gran premio e, come detto da Steiner, è un deciso passo in avanti.
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