L’abito non fa il monaco, ma in Formula 1 la tuta fa (anche) il pilota: è un dispositivo di protezione individuale progettato per resistere a fiamme, calore e stress meccanici, senza sacrificare mobilità e comfort per due ore di guida al limite. La differenza tra una tuta qualsiasi e una da F1 sta in standard severissimi, materiali “intelligenti” e in un processo produttivo quasi sartoriale che traduce requisiti medici e ingegneristici in grammi, strati e cuciture. Al centro c’è la normativa FIA 8856-2018, che ha alzato l’asticella della sicurezza rispetto alla generazione precedente.
Gli standard che governano (davvero) tutto
Dal 2018 la FIA richiede che i capi ignifughi – tuta, intimo tecnico, calze, sottocasco, guanti e scarpe – rispettino la 8856-2018. Il salto chiave è l’aumento del tempo minimo prima dell’insorgenza di ustioni di 2° grado: l’HTI (Heat Transfer Index) passa da ~11 s medi della 8856-2000 a una soglia minima di 12 s per la tuta, con criteri più severi anche per i capi indossati sotto. In pratica, qualche secondo in più per uscire dall’abitacolo, che in sicurezza contano moltissimo.
La conformità è tracciata nella Technical List n. 74 (TL74), l’elenco ufficiale FIA dei modelli omologati: un registro vivo, aggiornato, che i costruttori consultano per progettare e i commissari per verificare in pista.
Materiali: aramidi che non “spengono” la performance
Il cuore delle tute è l’aramide (Nomex® è il marchio più noto), una fibra intrinsecamente resistente a fiamma e calore: non fonde, non gocciola e mantiene le sue proprietà nel tempo e ai lavaggi. È il motivo per cui l’industria la preferisce a tessuti semplicemente trattati FR (flame-retardant) di origine cotoniera.
Dalla tavola da taglio alla pista: come si costruisce una tuta
- Progetto e misura – Nei top team ogni pilota ha un modello su misura: il fitting è millimetrico per minimizzare pieghe che scaldano e migliorare l’ergonomia nelle posizioni “a braccia piegate” tipiche dell’abitacolo. I produttori descrivono tute con taglio ergonomico personalizzato sul corpo del pilota.
- Struttura multistrato – La tuta è un sandwich da 2 o 3 strati in aramide: l’outer resistente all’abrasione e allo sporco, un eventuale middle tecnico (mesh/film/schiume sottili per coibentare e ridurre peso) e un liner interno morbido a maglia. Gli strati si uniscono con trapuntature (quilting) che controllano gli interstizi d’aria – fondamentali per la barriera termica.
- Cuciture e fili – Le cuciture sono piatte (anti-sfregamento) e realizzate con filo aramidico ignifugo; anche i patch sponsor devono avere backing e filo certificati. La FIA specifica inoltre che le ricamature dirette vadano sull’ultimo strato esterno per non bucare la barriera termica interna, mentre stampe/transfer possono essere applicati solo dal costruttore e devono rispettare la prova ISO 15025.
- Pannelli elastici e ventilazione – Le aree di massimo movimento (spalle “floating”, gomiti, ginocchia, zona lombare/inguine) integrano pannelli stretch traspiranti che aiutano postura, sterzate e cambi di carico, e favoriscono lo smaltimento del calore. Sistemi proprietari (es. “Dry System” di OMP) combinano tessuti 3D e inserti elastici per migliorare micro-ventilazione e sensazione di freschezza.
- Controlli e omologazione – Per finire, test di laboratorio su propagazione di fiamma (ISO 15025), resistenza meccanica, trasferimento di calore (HTI) e qualità off-line. Solo allora il capo ottiene numero di omologazione e comparsa in TL74.
Sicurezza: che cosa cambia davvero per il pilota
Oltre al guadagno di HTI, la 8856-2018 ha portato un irrigidimento su etichette e tracciabilità (posizioni più visibili per i controlli) e – tema poco noto ma pratico – sulla vita utile dei capi: la generazione 2018 introduce un’etichetta con scadenza di 10 anni dalla produzione (valida per eventi FIA), elemento che aiuta team e federazioni a gestire cicli di sostituzione.
In corsa, poi, tutto lavora come sistema: tuta + intimo tecnico (maglia e pantaloni lunghi, calze, sottocasco) anch’essi 8856-2018. La stratificazione crea volumi d’aria che isolano e ritardano l’arrivo di calore alla pelle; i tessuti a maglia drenano sudore e riducono la sensazione di calore “umido” che accelera la fatica.
Indossabilità: leggerezza, comfort termico, libertà di movimento
Una tuta F1 moderna pesa meno di un chilo pur con tre strati. La Sparco Prime, ad esempio, dichiara ~740 g (tg. 52), mentre la versione “ultra-light” sviluppata con McLaren è scesa a ~590 g: numeri che spiegano quanto il design abbia limato ogni grammo senza intaccare la soglia di protezione. Meno massa significa meno calore accumulato e minore affaticamento muscolare a fine gara.
La comodità non è un lusso: spalle “floating”, elastici lombari e pannelli 3D permettono di respirare e muoversi quando il cockpit supera i 50 °C. L’ergonomia “pre-curvata” riduce pieghe e punti di pressione sotto le cinture, mentre fodere interne morbide riducono arrossamenti e micro-abrasioni che peggiorano la termoregolazione.
Caldo estremo: tute e sottotute “attivi”
Negli ultimi anni la FIA ha spinto su soluzioni anti-heat stress. Nel 2025 sono comparsi undershirt raffreddanti omologati 8856-2018 e cooling vest opzionali (destinate a diventare obbligatori in future stagioni caldissime secondo gli indirizzi emersi), con dibattito aperto tra i piloti sul compromesso tra peso extra ed efficacia. La sostanza: si sperimenta un raffrescamento indossabile che coesista con i requisiti di protezione e fiamma.
Personalizzazione e sponsor senza compromettere la sicurezza
Loghi e nomi sono parte del gioco, ma si applicano in modo controllato: cuciture sul solo strato esterno, filati e backing ignifughi, niente termoadesivi “artigianali”, eventuali stampe solo dal costruttore (che certifica il rispetto della norma). Sembra pignoleria; è, in realtà, prevenzione contro micro-fori e colle che diventano “ponti termici”.
Il campionato in corso
In tutto ciò, il Mondiale 2025 è ancora molto acceso ed equilibrato, come testimoniano le quote su Betsson, con l’attenzione ai dettagli dell’equipaggiamento e delle auto che cresce insieme a quella per le prestazioni. Le sfide che restano da disputare finora promettono spettacolo e gli appassionati non aspettano altro che scoprire chi sarà a trionfare, in quest’annata.
Autore: Mirko Borghesi / Twitter: @@BorghesiMirko
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