C'era una volta la Renault che vinceva i mondiali da costruttrice e, poi, da fornitrice della Red Bull. Ora, quei tempi sono andati e, dall'anno scorso, la scuderia francese versa in una condizione di crisi tecnica ed conomica profonda tale da far scappare Daniel Ricciardo e per far paventare ai vertici di Losanga un possibile addio dalla F1. Luigi Perna, nell'odierna edizione delle Gazzetta dello Sport, traccia il profilo della desolazione gialla.

Addio sogni di grandeur. Sono lontani i tempi in cui la Renault lottava al vertice in Formula 1 incarnando l’avanguardia motoristica con i suoi propulsori turbo. Ma sembra preistoria anche quando il marchio francese conquistava  mondiali a ripetizione come fornitore della Red Bull. Il passaggio all’era delle power unit ibride ha segnato l’inizio di una crisi infinita e il ritorno, cinque anni fa come team ufficiale non ha cambiato l’andazzo. Adesso, ai problemi tecnici si aggiungono quelli economici. La crisi generale del mercato dell’auto, esplosa durante lo stop per il Coronavirus, ha messo in ginocchio tutti i giganti dell’industria automobilistica, compresa la Renault. E c’è il rischio concreto che il programma F.1 possa essere chiuso a fine 2020. Alla luce di uno scenario, che mette in pericolo la sopravvivenza stessa del marchio, risulterebbe complicato giustificare le spese per l’attività sportiva, dato che l’investimento per la produzione delle power unit è completamente a carico della Renault, mentre i costi per la realizzazione delle monoposto sono finanziati dagli sponsor e dagli introiti della F.1.Liberty media rischia di incassare la defezione di un grande Costruttore, uno dei pochi in F.1, che non sarebbe rimpiazzato da altri marchi. Ma tremano anche team come Haas e Williams, facendo vacillare l’intero sistema, a meno che non subentrino dei compratori. Il nuovo piano di risparmi varato con il budget cap, che entrerà in vigore l’anno prossimo viene incontro alle esigenze della Renault e delle piccole squadre in cerca di ossigeno. Ma il costo delle power unit, la voce più pesante nel bilancio del Costruttore francese, al momento non rientra in questo limite. Ecco perché, dietro le quinte, il team di Cyril Abiteboul si è alleato con la Mercedes affinché i motori siano inclusi al più presto nei nuovi accordi. Anche Toto Wolff ha infatti interesse a contenere i costi, per rispettare il piano di austerity varato dal presidente Ola Kallenius, e probabilmente in Germania avrebbero riconsiderato l’impegno della Mercedes in F.1 se non vi fossero i trionfi di Lewis Hamilton e il relativo ritorno di immagine a giustificarlo. Mentre la Ferrari è su altre posizioni. L’arrivo di Alain Prost al vertice della Renault, come ‘alter ego’ di Abiteboul, non ha portato una svolta nei risultati. Le trattative avviate con Sebastian Vettel e poi con Fernando Alonso sembrano più legate al tentativo di ingaggiare un grande nome, per ‘invogliare’ il Consiglio di amministrazione a tenere in vita il team, che non ipotesi realistiche. E si capisce perché Daniel Ricciardo abbia già firmato con la McLaren per il 2021, abbandonando la barca. Più facile che Renault vada avanti con Esteban Ocon promuovendo dalla F.2 il cinese Guanyu Zhou, che garantirebbe un budget di 20 milioni grazie ai suoi sponsor. Ma è tutto subordinato alla risoluzione della gravissima situazione attuale. Un salvagente potrebbe essere l’acquisto del team da parte di un ricco compratore Il nome che spunta è sempre lo stesso: quello del magnate russo Dmitry Mazepin. Ma finché suo figlio non avrà i punti per ottenere la Superlicenza e correre in F.1, si tratta solo di un miraggio”.

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Sezione: News / Data: Mar 26 maggio 2020 alle 16:00
Autore: Paolo Mutarelli / Twitter: @j_pablo99
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