Ci sono immagini che, con il passare degli anni, smettono di essere semplici fotografie e diventano simboli. Una di queste ritrae un giovanissimo Isack Hadjar accanto a Max Verstappen, già campione affermato, con l’aria di chi osserva da vicino il proprio idolo, quasi incredulo di trovarsi accanto a un fenomeno che stava riscrivendo la storia della Formula 1. A distanza di tempo, quella stessa immagine ha assunto un significato nuovo: non più il sogno lontano di un ragazzo, ma la prefigurazione di un destino. Perché oggi, a Zandvoort, Hadjar e Verstappen hanno condiviso il podio. E quella foto del passato, ingiallita solo dalla memoria, è diventata realtà.

Il Gran Premio d’Olanda 2025 non è stato soltanto una gara: è stato un crocevia simbolico. La McLaren ha conquistato una vittoria importante con Oscar Piastri, sempre più maturo e capace di reggere la pressione dei grandi appuntamenti. Il suo trionfo, però, è stato accompagnato dall’amarezza per il ritiro di Lando Norris a sette giri dal termine, quando il britannico stava lottando per un piazzamento da podio. Una beffa che ha lasciato l’amaro in bocca alla scuderia di Woking, ma che non ha offuscato la vera rivelazione del weekend: Isack Hadjar. Con una prestazione di coraggio e intelligenza, il francese ha conquistato il terzo posto, il suo primo podio in Formula 1.
La sua corsa è stata esemplare: gestione pulita delle gomme, decisioni rapide nei momenti chiave, nessuna sbavatura nonostante la pressione del pubblico olandese, pronto a spingere Verstappen verso la vittoria. Invece Hadjar ha resistito, ha trovato la forza di affermarsi e si è guadagnato quel gradino del podio che cambia una carriera. Perché non è soltanto un piazzamento, è un marchio: il giorno in cui smetti di essere una promessa e diventi un protagonista.

A rendere il momento ancora più memorabile è stato il contesto umano che lo ha accompagnato. Verstappen, padrone di casa e quattro volte campione del mondo, ha dovuto accontentarsi del secondo posto. Non un risultato qualunque per chi è abituato a dominare,  un traguardo che non ha tolto nulla alla sua statura di campione indiscusso, ma che quest'anno deve fare i conti con una McLaren stratosferica. Eppure, la scena che ha colpito più dei numeri e delle statistiche è arrivata nel paddock, lontano dalla bandiera a scacchi: l’abbraccio tra Verstappen e Hadjar.
Un gesto semplice e spontaneo, ma potentissimo nel suo significato. Un campione che riconosce il talento emergente, un idolo che accoglie tra i grandi chi, fino a poco tempo fa, lo osservava da lontano. È come se quell’antica fotografia avesse trovato il suo compimento naturale: da un lato il ragazzino che sognava, dall’altro l’uomo che adesso si confronta ad armi pari. Il destino, a volte, ha un senso della sceneggiatura che neanche il miglior romanziere saprebbe scrivere.

Ecco perché Zandvoort 2025 resterà una data scolpita nella memoria non soltanto per i risultati sportivi, ma per il valore simbolico che ha assunto. Il primo podio di Hadjar non è stato un episodio isolato, ma la manifestazione di un passaggio di consegne ideale. L’immagine del bambino accanto al campione si è trasformata, in un solo giorno, nell’abbraccio tra colleghi, nel segno che il futuro della Formula 1 è già presente.
Lo sport, in fondo, vive di questi cerchi che si chiudono: i sogni che diventano realtà, le fotografie che diventano carne e sangue, le ammirazioni che si trasformano in sfide. Hadjar oggi ha compiuto il primo passo verso il suo destino. E chissà che un giorno, tra le tribune arancioni di Zandvoort, non ci sarà un altro bambino a chiedergli una foto. Perché così funziona la storia della Formula 1: ogni leggenda nasce sempre da un sogno realizzato.

Sezione: Editoriale / Data: Mar 02 settembre 2025 alle 08:00
Autore: Francesco Franza
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