Max Verstappen ha offerto una riflessione che va oltre la Formula 1 e tocca un tema universale come lo stress. Intervistato da Talking Bull, il quattro volte campione del mondo ha spiegato perché, secondo lui, troppe persone prendono la vita con un’eccessiva serietà, caricandosi di pressioni inutili che finiscono per pesare più dei risultati stessi. Parole che arrivano da un pilota abituato a vivere costantemente sotto i riflettori e che assumono un significato particolare in un ambiente competitivo come la F1. Verstappen ha collegato il concetto di carriera sportiva alla prospettiva personale, ridimensionando il valore assoluto dei titoli. Una visione che racconta molto del suo approccio mentale alle corse e alla vita fuori dalla pista.
Una carriera limitata nel tempo e una vita molto più lunga
Nel suo ragionamento, Verstappen parte da un dato semplice ma spesso ignorato, la carriera di un pilota è per definizione breve rispetto alla durata della vita. "Alla fine correrò fino a quarant’anni al massimo, poi avrò ancora tantissimi anni per godermi altro", ha spiegato, invitando a non confondere il successo sportivo con il senso complessivo dell’esistenza. Secondo Max, anche nel mondo iper competitivo della Formula 1 è fondamentale mantenere una prospettiva ampia, ricordando che i risultati, per quanto importanti, non definiscono tutto ciò che una persona è o sarà. È un messaggio che stona quasi con l’immagine tradizionale del campione ossessionato dalla vittoria, ma che racconta una maturità mentale costruita nel tempo.
I titoli non cambiano chi sei, cambiano solo i numeri
Verstappen ha poi toccato uno dei punti più interessanti della sua riflessione, il valore reale dei titoli nel lungo periodo. "Quando avrò cinquanta o sessant’anni, pensi davvero che mi importerà se ne ho vinti quattro o sette?", ha detto, ridimensionando il peso delle cifre e dei record. Secondo il pilota Red Bull, la vita quotidiana non cambia in base al numero di campionati vinti. "Continuerò a ordinare lo stesso drink, lo stesso cibo", ha aggiunto, sottolineando come il successo sportivo non alteri le cose davvero importanti. È un modo diretto per ricordare che, una volta spenti i riflettori, restano le abitudini, le persone e l’equilibrio personale, non le statistiche.
Lo stress come vero avversario, anche fuori dalla F1
Il passaggio più forte riguarda però lo stress, che Verstappen considera un nemico silenzioso ma potentissimo. "Lo stress fa molto male, si muore più velocemente se si è troppo stressati", ha affermato con la sua consueta franchezza. In un ambiente come la Formula 1, dove la pressione è costante e ogni errore viene amplificato, questo approccio rappresenta quasi una filosofia alternativa. Per Max, lavorare bene è fondamentale, ma senza trasformare ogni giornata in una battaglia contro se stessi. La chiusura, ironica e provocatoria, riassume perfettamente il suo pensiero, "Per questo vivrò sicuramente fino a 250 anni". Una battuta che strappa un sorriso, ma che racchiude un messaggio chiaro, ridurre lo stress non è solo una scelta mentale, ma una vera e propria strategia di vita, dentro e fuori dalla Formula 1.
Autore: Mirko Borghesi / Twitter: @@BorghesiMirko
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